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Geologia - La storia geologica del
Pianoro della Gardetta 1\2
Parte prima: Le rocce, gli ambienti e la
loro età di formazione.

Sicuramente è successo a chiunque si sia avventurato in una
escursione in montagna, di rimanere catturato dai panorami che questo ambiente
sa offrire all’uomo, il quale in quei momenti percepisce un profondo senso di
fascino e di impotenza di fronte alla maestosa solennità della natura. Tali
visioni pongono spesso grandi domande alla nostra coscienza, sembrano
interrogarci sul nostro destino e sul significato della vita e del mondo.
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Agli occhi del geologo queste sensazioni sono ben note, e
giustificate dall’impressionante forza che ha provocato la formazione delle
montagne e dall’incredibile storia della Terra, registrata fedelmente dalle
rocce che emergono dal sottosuolo.
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Guardando una montagna, un geologo vi legge un enorme libro
di storia, le cui singole pagine sono rappresentate dagli strati rocciosi che si
susseguono uno dopo l’altro, raccontando ognuno che cosa succedeva e quale
ambiente naturale si trovava in questa parte del mondo nel momento della loro
formazione.
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Le montagne della Gardetta svelano ai nostri occhi i segreti
di mondi lontani centinaia di milioni di anni, quando neppure i dinosauri
avevano fatto la loro spettacolare apparizione, e ci dimostrano quale
dinamicità e potenza la Terra sia in grado di sviluppare. Basti pensare che
quello che un tempo era un fondale fangoso del mare, oggi costituisce le pareti
verticali di Rocca La Meya, a 2800m di altezza!
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Raggiunto il paradiso naturale della
Gardetta, lo sguardo è
subito colpito dal contrasto fra le ardite creste rocciose di Rocca La Meya e
del Monte Cassorso a Nord, da Rocca Brancia al Colle Servagno a Sud, e la
dolcezza dei prati che l’attraversano, regno di marmotte ed escursionisti
durante il periodo estivo.
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E’ proprio la differenza delle rocce presenti che determina
questo tipo di paesaggio: in tutta la fascia centrale, dove il rilievo è più
dolce, si trovano i terreni più antichi, silicei, con una età da 300 a 240
milioni di anni, mentre le creste rocciose citate, carbonatiche, hanno una età
compresa fra 240 a 210 milioni di anni fa.
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Attraverso una analisi dettagliata dei singoli strati e l’elaborazione
di una carta geologica si può così risalire agli ambienti naturali che si sono
susseguiti nel tempo in questa parte della catena delle Alpi.
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I VULCANI (300
m.a)
Le rocce più antiche che si possono ritrovare alla
Gardetta,
di colore generalmente verde o violaceo, riportano ad un mondo in cui prevaleva
l’esplosiva forza eruttiva di grandi vulcani, di cui si riconoscono le singole
colate ancora conservate in una fascia di terreni che va dal Becco Nero al Passo
della Gardetta. Tali manifestazioni vulcaniche testimoniano un importante evento
geologico, ossia la formazione di una catena montuosa prodotta dallo scontro fra
due antichi continenti: il Nord America e l’Europa settentrionale da un lato,
il Sud America e l’Africa dall’altro. Queste collisioni sono infatti sempre
accompagnate dalla spaccatura della superficie terrestre e dalla risalita delle
lave vulcaniche che si trovano nelle viscere della Terra.
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Fra i due continenti si estendeva un oceano, che nello
scontro ha visto i suoi fondali marini innalzarsi e formare delle nuove
montagne: è questo il periodo in cui emergono le aree del Marocco, della
Spagna, della Francia, della Germania e di alcune parti delle Alpi.
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I FIUMI E LE PIANURE (250m.a.)
Cessato il
devastante periodo vulcanico, che portò alla
estinzione di gran parte degli esseri viventi
allora presenti, le montagne appena formate
iniziarono ad essere scavate e modellate da
impetuosi fiumi, che trasportavano verso le aree
della pianura e del mare una enorme quantità di
ciottoli e di pietre.
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L’area della Gardetta corrispondeva proprio a queste zone
di pianura alluvionale vicine al mare: lungo la strada che porta al Rifugio del
CAI, prima della fontana di Regione Pianezza, si può osservare questo tipo di
rocce, dette quarzitiche, che si riconoscono immediatamente per il loro colore
bianco. Lo stesso tipo di rocce si trova sia seguendo il sentiero che conduce al
monumento degli alpini travolti dalla valanga della Meya, sia al Becco Grande.
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I DELTA FLUVIALI E LE SPIAGGE
(245 m.a.)

E’
interessante notare inoltre i ciottoli che
diventano sempre più piccoli e il tipo di
strutture che si sono conservate all’interno
degli strati: si riconosce così che il mare ha
iniziato ad invadere le terre emerse, lasciando a
testimonianza i caratteri tipici dei delta
fluviali, delle spiagge costiere e dei fondali
sabbiosi ondulati prodotti dal moto ondoso.
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L’invasione del mare è un altro evento geologico
fondamentale, in quanto rappresenta l’inizio della formazione di un nuovo
oceano, le cui rocce oggi costituiscono gran parte delle vette alpine. Il motore
che genera questo oceano è l’esatto contrario di quello che ha creato la
collisione precedente: i continenti iniziarono ad allontanarsi lentamente fra di
loro, facendo sprofondare i terreni interposti!
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Le rocce presenti alla Gardetta registrano le prime fasi
dello sviluppo di questo mare, che si collegava ad Est all’Oceano Indiano e ad
Ovest all’Oceano Atlantico, anch’essi in formazione.
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LE LAGUNE SALATE E IL MARE (240
m.a.)
Le rocce arancioni e quelle bianche (queste ultime molto meno
compatte e più farinose di quelle quarzitiche) che si trovano al Passo della
Gardetta e fra il Colle della Margherina e il Colle di Salsas Blancias, ci
raccontano come qui si sia sviluppata una laguna molto salata e con un clima
arido, paragonabile ad alcune zone attuali del Golfo Persico. Queste rocce
prendono il nome di evaporiti, in quanto si formarono dalla forte evaporazione
dell’acqua marina, che abbandonava in tal modo sul fondo della laguna i suoi
sali in soluzione.
Nel nostro viaggio geologico in un lontano passato,
raggiungiamo infine le ardite pareti rocciose verticali che svettano nella parte
settentrionale e meridionale della Gardetta.
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Queste rocce, che si
depositarono sul fondo di un mare poco profondo, racchiudono alcuni esempi
degli organismi viventi che lo abitavano. Presso il Colle del Preit si trovano
ancora le tane ben conservate di antichi crostacei; altri tipi di crostacei
hanno lasciato abbondanti tracce delle loro gallerie sia lungo il
sentiero di Rocca La Meya che in quello del Monte Cassorso. Sulle pendici
orientali di Punta Eco, subito a Sud del Passo della Gardetta, si rinvengono
numerosi resti di Crinoidi (animali marini corrispondenti agli
attuali "gigli di mare"), di piccole conchiglie e di alghe.Con un po’ di fortuna, sul Monte Bodoira e sul Monte
Giordano si possono ritrovare anche dei coralli
appartenenti ad una antica
barriera corallina, ma questo fa già parte di un’altra storia… |
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