Pagina del geologo Enrico Collo

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    Geologia - La storia geologica del Pianoro della Gardetta 1\2

    Parte prima: Le rocce, gli ambienti e la loro età di formazione.

Sicuramente è successo a chiunque si sia avventurato in una escursione in montagna, di rimanere catturato dai panorami che questo ambiente sa offrire all’uomo, il quale in quei momenti percepisce un profondo senso di fascino e di impotenza di fronte alla maestosa solennità della natura. Tali visioni pongono spesso grandi domande alla nostra coscienza, sembrano interrogarci sul nostro destino e sul significato della vita e del mondo.

Agli occhi del geologo queste sensazioni sono ben note, e giustificate dall’impressionante forza che ha provocato la formazione delle montagne e dall’incredibile storia della Terra, registrata fedelmente dalle rocce che emergono dal sottosuolo.

Guardando una montagna, un geologo vi legge un enorme libro di storia, le cui singole pagine sono rappresentate dagli strati rocciosi che si susseguono uno dopo l’altro, raccontando ognuno che cosa succedeva e quale ambiente naturale si trovava in questa parte del mondo nel momento della loro formazione.

Le montagne della Gardetta svelano ai nostri occhi i segreti di mondi lontani centinaia di milioni di anni, quando neppure i dinosauri avevano fatto la loro spettacolare apparizione, e ci dimostrano quale dinamicità e potenza la Terra sia in grado di sviluppare. Basti pensare che quello che un tempo era un fondale fangoso del mare, oggi costituisce le pareti verticali di Rocca La Meya, a 2800m di altezza!

Raggiunto il paradiso naturale della Gardetta, lo sguardo è subito colpito dal contrasto fra le ardite creste rocciose di Rocca La Meya e del Monte Cassorso a Nord, da Rocca Brancia al Colle Servagno a Sud, e la dolcezza dei prati che l’attraversano, regno di marmotte ed escursionisti durante il periodo estivo.

E’ proprio la differenza delle rocce presenti che determina questo tipo di paesaggio: in tutta la fascia centrale, dove il rilievo è più dolce, si trovano i terreni più antichi, silicei, con una età da 300 a 240 milioni di anni, mentre le creste rocciose citate, carbonatiche, hanno una età compresa fra 240 a 210 milioni di anni fa.

Attraverso una analisi dettagliata dei singoli strati e l’elaborazione di una carta geologica si può così risalire agli ambienti naturali che si sono susseguiti nel tempo in questa parte della catena delle Alpi.

I VULCANI (300 m.a)

Le rocce più antiche che si possono ritrovare alla Gardetta, di colore generalmente verde o violaceo, riportano ad un mondo in cui prevaleva l’esplosiva forza eruttiva di grandi vulcani, di cui si riconoscono le singole colate ancora conservate in una fascia di terreni che va dal Becco Nero al Passo della Gardetta. Tali manifestazioni vulcaniche testimoniano un importante evento geologico, ossia la formazione di una catena montuosa prodotta dallo scontro fra due antichi continenti: il Nord America e l’Europa settentrionale da un lato, il Sud America e l’Africa dall’altro. Queste collisioni sono infatti sempre accompagnate dalla spaccatura della superficie terrestre e dalla risalita delle lave vulcaniche che si trovano nelle viscere della Terra.

Fra i due continenti si estendeva un oceano, che nello scontro ha visto i suoi fondali marini innalzarsi e formare delle nuove montagne: è questo il periodo in cui emergono le aree del Marocco, della Spagna, della Francia, della Germania e di alcune parti delle Alpi.

I FIUMI E LE PIANURE (250m.a.)

Cessato il devastante periodo vulcanico, che portò alla estinzione di gran parte degli esseri viventi allora presenti, le montagne appena formate iniziarono ad essere scavate e modellate da impetuosi fiumi, che trasportavano verso le aree della pianura e del mare una enorme quantità di ciottoli e di pietre.

L’area della Gardetta corrispondeva proprio a queste zone di pianura alluvionale vicine al mare: lungo la strada che porta al Rifugio del CAI, prima della fontana di Regione Pianezza, si può osservare questo tipo di rocce, dette quarzitiche, che si riconoscono immediatamente per il loro colore bianco. Lo stesso tipo di rocce si trova sia seguendo il sentiero che conduce al monumento degli alpini travolti dalla valanga della Meya, sia al Becco Grande.

I DELTA FLUVIALI E LE SPIAGGE (245 m.a.)

E’ interessante notare inoltre i ciottoli che diventano sempre più piccoli e il tipo di strutture che si sono conservate all’interno degli strati: si riconosce così che il mare ha iniziato ad invadere le terre emerse, lasciando a testimonianza i caratteri tipici dei delta fluviali, delle spiagge costiere e dei fondali sabbiosi ondulati prodotti dal moto ondoso.

L’invasione del mare è un altro evento geologico fondamentale, in quanto rappresenta l’inizio della formazione di un nuovo oceano, le cui rocce oggi costituiscono gran parte delle vette alpine. Il motore che genera questo oceano è l’esatto contrario di quello che ha creato la collisione precedente: i continenti iniziarono ad allontanarsi lentamente fra di loro, facendo sprofondare i terreni interposti!

Le rocce presenti alla Gardetta registrano le prime fasi dello sviluppo di questo mare, che si collegava ad Est all’Oceano Indiano e ad Ovest all’Oceano Atlantico, anch’essi in formazione.

LE LAGUNE SALATE E IL MARE (240 m.a.)

Le rocce arancioni e quelle bianche (queste ultime molto meno compatte e più farinose di quelle quarzitiche) che si trovano al Passo della Gardetta e fra il Colle della Margherina e il Colle di Salsas Blancias, ci raccontano come qui si sia sviluppata una laguna molto salata e con un clima arido, paragonabile ad alcune zone attuali del Golfo Persico. Queste rocce prendono il nome di evaporiti, in quanto si formarono dalla forte evaporazione dell’acqua marina, che abbandonava in tal modo sul fondo della laguna i suoi sali in soluzione.
Nel nostro viaggio geologico in un lontano passato, raggiungiamo infine le ardite pareti rocciose verticali che svettano nella parte settentrionale e meridionale della Gardetta.

Queste rocce, che si depositarono sul fondo di un mare poco profondo, racchiudono alcuni esempi  degli organismi viventi che lo abitavano. Presso il Colle del Preit si trovano ancora le tane ben conservate di antichi crostacei; altri tipi di crostacei hanno lasciato abbondanti tracce  delle loro gallerie sia lungo il sentiero di Rocca La Meya che in quello del Monte Cassorso. Sulle pendici orientali di Punta Eco, subito a Sud del Passo della Gardetta, si rinvengono numerosi resti di Crinoidi (animali marini corrispondenti agli attuali "gigli di mare"), di piccole conchiglie e di alghe.Con un po’ di fortuna, sul Monte Bodoira e sul Monte Giordano si possono ritrovare anche dei coralli 
appartenenti ad una antica barriera corallina, ma questo fa già parte  di un’altra storia…


Enrico Collo
geomaira@libero.it